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Fabbriche galleggianti. Solitudine e sfruttamento dei nuovi marinai.

Mercoledì 16 Novembre

Per il ciclo

Migranti e l’Italia sommersa: Lo sfruttamento ai tempi della crisi

presentiamo con l’autore

Devi Sacchetto

il volume

Fabbriche galleggianti. Solitudine e sfruttamento dei nuovi marinai

19:00 – Aperitivo
21:00 – Presentazione

 

Da sempre le migrazioni spaventano e affascinano gli uomini. Nella storia interi paesi o comunità si sono sempre trovati nella contraddittoria tensione tra l’inclusione e l’esclusione, tra l’accettazione e il rifiuto del diverso. Tale condizione in più è gravata da una considerazione, un’idea che, soprattutto in tempi di crisi, torna a far capolino nella testa di molti, la consapevolezza che il nostro passato e probabilmente il nostro futuro ci dipingono nella medesima condizione. Ci dipingono nomadi in un mondo dove le frontiere sono in realtà imposte dall’organizzazione del lavoro, quindi mutabili a seconda delle esigenze del neoliberismo.

Allora il fenomeno della migrazione diviene immediatamente specchio di una realtà che ci vede, a prescindere dal nostro ruolo, attori.

Come dans la rue quindi presentiamo questo ciclo di iniziative che vogliono proprio approfondire, anche portando ad esempio ricerche sociali sul campo, qual’è la condizione dei migranti nel nostro paese. Precisamente lo faremo presentando tre libri, in cui con un taglio simile si prenderanno di petto altrettante questioni.

Nel secondo: “Fabbriche galleggianti. Solitudine e sfruttamento dei nuovi marinai” (Ed. Jaca Book – 2009) affronteremo con l’autore Devi Sacchetto (Ricercatore presso l’Università di Padova), la questione lavorativa dei migranti sui quali corpi agisce la precarietà sotto il duplice profilo, quella che tutti si vivono dovuta dalla crisi e da contratti di lavoro precari e il ricatto imposto dalla loro condizione di clandestinità e dal regime giuridico che li riguarda.

Presenteremo questo ciclo con la consapevolezza che oggi più che mai, vista la crisi che sta investendo l’intero sistema-mondo, approfondire la condizione dei nostri fratelli e sorelle migranti significa anche conoscere qualcosa di più di se stessi attraverso un gioco di specchi che in molti sono disposti a riconoscere come reale.

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